Armando Ravaglioli
Una vita per Roma
Le mostre
Un altro settore di spiccata iniziativa di Armando Ravaglioli nel suo impegno di divulgatore della realtà romana fu quello della organizzazione di mostre. Per sua iniziativa fu costituito fra Comune, Provincia e Camera di Commercio il Comitato Manifestazioni romane, con lo scopo di promuovere la presenza internazionale della città e l’accoglienza a Roma di manifestazioni presentate da città straniere e venne creata una sede espositiva all’interno dei Mercati di Traiano (monumento fino ad allora chiuso al pubblico) dove furono allestite le esposizioni di varie capitali estere oltre alle mostre annuali del “Libro su Roma” in occasione del 21 aprile.
Fra il 1964 e il 1974, Ravaglioli curò una serie di esposizioni e di manifestazioni promozionali di Roma in Europa e in Sud America: le diverse edizioni di “Uno sguardo su Roma” e “Piazza Navona, cuore di Roma” e “Roma a Parigi”, allestita al Petit Palais. Con incarichi speciali, inoltre, Ravaglioli si occupò delle celebrazioni del Venticinquennale della Liberazione della città (1968) e del Centenario di Roma Capitale (1970) allestendo le due grandi esposizioni “Roma Città aperta”, nel Palazzo delle Esposizioni, e “Roma cento anni”, a Palazzo Braschi.
La mostra, destinata a presentare la realtà di Roma città moderna, venne presentata dal 13 al 29 novembre del 1964 nel palazzo del Rathaus, il municipio, di Vienna. L’idea era nata su impulso del borgomastro viennese Franz Jonas (poi Presidente della Repubblica austriaca) il quale in un colloquio con l’ambasciatore italiano Martino aveva proposto che la città di Roma inviasse una esposizione illustrativa della sua realtà attuale, così come avevano fatto altre capitali a cominciare da Parigi. Una iniziativa che avrebbe avuto anche il senso di una operazione filoitaliana in un momento di tensioni per la ripresa –anche violenta- dell’irredentismo sud-tirolese.
Adottando le più evolute tecnologie dell’epoca (diapositive, proiettori, grandi schermi luminosi trasparenti) e un sistema di pannelli autoportanti, in grado di adattarsi a qualunque ambiente, sui quali venivano applicati minori pannelli fotografici e testi didascalici, venne realizzata un’agile esposizione della realtà di Roma impegnata nella trasformazione in grande capitale moderna, sullo sfondo della sua dimensione storica, monumentale, artistica e di punto di riferimento religioso e morale per il mondo intero.
Una enorme gigantografia di una panoramica della città accoglieva i visitatori che potevano confrontarsi con i monumenti cittadini anche attraverso una serie di grandi plastici (fra gli altri c’era quello, di sette metri di lunghezza, raffigurante via della Conciliazione: si trattava del plastico su cui gli architetti Spaccarelli e Piacentini avevano illustrato a Mussolini e a Pio XI i progetti di riassetto della Spina dei Borghi).
Sulla incoraggiante scia del grande successo ottenuto a Vienna e grazie alla snella e duttile formula espositiva, la mostra divenne itinerante e nell’arco di dieci anni toccò numerose città in tutta Europa: da Colonia, a Bruxelles, Varsavia, Belgrado, Zagabria, Budapest, Sofia, Bucarest, Ankara e Smirne. Accolta ovunque con grande attenzione, divenne spesso il perno per iniziative collaterali di promozione della cultura e della economia romana.
Derivazione di ”Uno sguardo su Roma” fu, nel settembre del 1965, la mostra allestita a Rio de Janeiro su invito del Governatore Lacerda in occasione del quarto centenario della fondazione di quella città.
Analoghi a quelli della mostra itinerante in Europa furono lo spirito e i contenuti della esposizione sudamericana, ma in considerazione dei problemi del trasporto transoceanico si adottarono soluzioni tecniche ancora più snelle. Pannelli leggerissimi in faesite venivano installati su agili tubolari di metallo leggermente curvilinei. Il tutto a formare strutture “a fiore” che all’eleganza univano la estrema praticità di trasporto e di montaggio. A queste si affiancavano poi maneggevoli plastici in gesso e in sughero.
Molto calorose furono le accoglienze da parte del pubblico, in particolare della comunità di origine italiana. Tanto che, concluso il periodo di esposizione a Rio, vi furono numerose richieste di replica da parte di diversi Stati e la mostra conobbe altre edizioni a Bahia, Belo Horizonte e San Paolo.
Organizzata dal Comitato Manifestazioni Romane, la mostra illustrava i legami storici, culturali e spirituali che uniscono Roma con Parigi, a partire dai tempi delle conquiste di Cesare e dell’antica Lutetia Parisiorum, e tentava una spiegazione delle forti tensioni che spingono le due città una verso l’altra.
Al margine della mostra si svolse una visita a Parigi di una folta delegazione di cronisti dei quotidiani romani, dalla quale derivò nelle settimane successive una nutrita presenza di argomenti di interesse parigino sulle pagine dei giornali di Roma.
Nella foto accanto, la copertina del numero speciale che Capitolium dedicò alla mostra all’inizio del 1969.
“Roma Città aperta – mostra della prigionia di Roma, della resistenza e della liberazione” venne realizzata al Palazzo delle Esposizioni dal 25 marzo al 21 aprile del 1969, in occasione del venticinquesimo anniversario della Liberazione. Costituì una delle manifestazioni di punta del ciclo di iniziative promosse dal Comitato per le celebrazioni della ricorrenza: ricostruzione di una delle fasi più drammatiche della pur tanto tormentata storia di Roma, della quale vennero riconosciuti unanimemente la obiettività e l’impegno per un’analisi serena di avvenimenti ancora dolorosamente vivi nella coscienza e nella carne di molti romani.
Con una particolare attenzione rivolta ai giovani. Non soltanto vennero promosse visite guidate per molte migliaia di studenti delle scuole medie e superiori, ma furono organizzati parallelamente concorsi per sollecitare testimonianze sulle impressioni suscitate nei ragazzi dal contatto con la rievocazione del tormento spirituale e materiale dei loro padri, mentre a livello universitario dava ottimi risultati una selezione di giovani ricercatori di documentazioni storiche e di studiosi a livello di tesi di laurea.
La mostra, organizzata dal Comitato Manifestazioni Romane, fu progettata e diretta da Armando Ravaglioli con la collaborazione scientifica di Giorgio Caputo. La foto che presentiamo è quella della copertina del volume che Capitolium pubblicò raccogliendo il materiale fotografico della esposizione e una serie di saggi storici.
In occasione del primo centenario di Roma Capitale, nel 1970, venne allestita una mostra per ricostruire la storia della città in tale periodo e le profonde trasformazioni da essa affrontate per trasformarsi in centro dello Stato unitario. La esposizione occupava l’intero Palazzo Braschi nei cui saloni venne descritta, sullo sfondo di gigantografie che illustravano gli avvenimenti storici susseguitisi nei cento anni, l’evoluzione dei diversi aspetti della vita cittadina: amministrazione, servizi, attività per specifici settori, costume, ecc. Fra i numerosissimi materiali di documentazione, spiccavano le registrazioni delle poesie di Trilussa recitate da lui stesso, che era possibile ascoltare in un’apposita cabina, l’attestato originale del Nobel assegnato a Pirandello, il trofeo dell’unico campionato di calcio fino ad allora vinto dalla Roma. Di poarticolare significato, una sezione nella quale erano rappresentate le città capitali della Unione europea: segno del ruolo e dell’apprezzamento acquisito da Roma nel contesto internazionale. L’interesse da parte dei romani venne testimoniato dai dati sull’affluenza. In meno di due mesi il numero dei visitatori superò i sessantamila.
Presentazione iconografica dello straordinario ambiente cittadino composta da un centinaio di originali delle migliori stampe di vedute della piazza e di descrizione della sua vita nel corso dei tempi. A questi si affiancavano ricostruzioni fotografiche e audiovisive della topografia e delle vicende più recenti. Una collaborazione particolare per la realizzazione della mostra svenne prestata da Plinio Nardecchia, che mise a disposizione numerosi esemplari della sua raccolta personale di stampe della piazza.
Allestita a Palazzo Braschi nell’autunno del 1973, l’esposizione fu poi trasferita in altre città d’Europa: fra le altre, Parigi (all’Hotel de Ville), Vienna, Strasburgo, Amburgo, Stoccarda, Oslo e Copenhagen. Il tutto, va sottolineato, con un l’impego di un’unica persona –un usciere del Comune- addestrato a compiere da solo le operazioni di montaggio e di manutenzione.
La foto accanto riproduce la copertina del volumetto che Armando Ravaglioli dedicò a piazza Navona sulla scia della mostra.
La “Mostra del libro su Roma” venne ideata per sopperire, in qualche misura, alla mancanza di grandi case editrici romane e alle difficoltà che i numerosi piccoli editori trovavano (e trovano) per divulgare presso il vasto pubblico cittadino le loro pubblicazioni dedicate alla città. La iniziativa, che prevedeva anche la possibilità di vendita diretta dei libri, conobbe diverse edizioni allestite al Palazzo delle Esposizioni, al Palazzo Braschi e ai Mercati di Traiano soprattutto in coincidenza con le celebrazioni del Natale di Roma. Accanto agli editori minori aderivano anche i grandi editori relativamente alle loro edizioni romanistiche. Più volte venne promossa parallelamente anche una mostra della legatoria d’arte per la quale Ravaglioli si avvalse della collaborazione del laboratorio di Giulio Scura.
Sempre nel settore della editoria, Ravaglioli promosse nel 1973 la mostra “Un libro per vivere”. allestita nei Mercati di Traiano occupando anche le botteghe a semicerchio verso il Foro e quelle della via Biberatica. L’iniziativa della manifestazione fu dell’Ufficio del libro della Presidenza del Consiglio diretto da Renato Giancola, che era succeduto a Nazzareno Padellaro. Particolare successo ebbe la serata di inaugurazione svoltasi alla presenza, fra gli altri, del presidente della Repubblica Leone, del presidente della Camera Pertini, del presidente del Consiglio Andreotti oltre che di Ferruccio Parri, anche per la opportunità offerta alle autorità di ammirare un monumento come i Mercati di Traiano allora del tutto inaccessibile al pubblico.
La Provincia di Roma, nell’autunno del 1973, affidò ad Armando Ravaglioli l’incarico di allestire una mostra sui caratteri del Lazio in occasione della riunione a Roma dell’Unione delle regioni della Comunità europea. La manifestazione assunse poi un carattere itinerante e venne successivamente allestita in varie località della provincia (Rocca Priora, Marino, Castel Gandolfo, Mentana, Fiano, ecc.). Utilizzando la stessa formula espositiva sperimentata nella mostra di Roma in Brasile, con pannelli leggeri installati su semplici tubolari di metallo a formare eleganti e pratiche strutture a “fiore”, venne delineato un percorso attraverso il territorio circostante Roma presentato in una prospettiva storica, ma anche in chiave ecologica e di proposta di restauro monumentale e di recupero ambientale.
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